Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXII – 25 ottobre 2025.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Scoperto un nuovo mezzo di comunicazione tra neuroni: un ponte tra dendriti. Minhyeok Chang e colleghi, impiegando la microscopia elettronica in super-risoluzione su tessuto cerebrale di topo, hanno evidenziato nanotubi dendritici che collegano fra loro neuroni piramidali della corteccia visiva primaria. Nei neuroni in coltura, gli autori dello studio hanno osservato questi nanotubi formarsi dinamicamente, e hanno potuto verificare che avevano una specifica struttura interna che consente di distinguerli da ogni altro elemento o formazione che sporge dal profilo cellulare del neurone.

Da un punto di vista funzionale questi nanotubi creano una via di passaggio di segnali di Ca2+ da un neurone all’altro. Bloccando la formazione dei nanotubi, infatti, si arrestava il trasferimento non-sinaptico di questi segnali. Per verificare se queste nanostrutture fossero in grado di trasportare molecole patogenetiche, i ricercatori hanno iniettato peptidi beta-amiloidi (βA) umani implicati nella malattia di Alzheimer in un singolo neurone in una sezione sottile di tessuto cerebrale di topo. I peptidi si diffondevano presto ai neuroni circostanti, e tale propagazione si interrompeva quando era inibita la formazione di nanotubi, confermando che queste nanostrutture costituiscono il mezzo del passaggio macromolecolare patologico.

I ricercatori hanno poi indagato il ruolo di questi nanotubi dendritici in un modello murino di malattia di Alzheimer. La rete formata dall’insieme di questi nanotubi (nanotube network) era già alterata nelle primissime fasi del modello sperimentale della patologia degenerativa, anche prima della formazione delle placche amiloidi. Il modello computazionale adottato supportava questi risultati, indicando che l’iperattivazione della rete nanotubulare può accelerare l’accumulo tossico di amiloide in specifici tipi neuronici, fornendo un potenziale collegamento in termini di meccanismo tra le alterazioni nanotubulari e la progressione della patologia di Alzheimer. [Cfr. Science – AOP doi: 10.1126/science.adr7403, 2025].

 

Malattia di Alzheimer: identificata una nuova mutazione che invalida l’azione protettiva della microglia. Dominika Pilat e colleghi in un team di cui fa parte Rudolph Tanzi, celebre esperto della patologia genetica della malattia di Alzheimer, ha identificato in TREM2 una mutazione con guadagno funzionale che compromette la transizione di stato della microglia e la funzione, fra le altre, di smaltire la sostanza amiloide delle placche formata dai peptidi β-amiloidi di oltre 42-43 aminoacidi. In breve, la mutazione T96K accresce l’attivazione del gene TREM2 e lo mantiene super-attivo, compromettendo la funzione protettiva della microglia, in modo evidente nelle femmine dei modelli murini di malattia di Alzheimer. L’effetto apparentemente sesso-specifico richiede ulteriori approfondimenti.

Questo risultato suggerisce di abbandonare l’idea di rinforzare a scopo terapeutico l’attività di TREM2, avanzata da alcuni ricercatori che avevano ravvisato alcuni benefici. [Cfr. Pilat D. J. et al., Neuron – AOP doi: doi: 10.1016/j.neuron.2025.09.032, Oct. 17, 2025].

 

La patologia gengivale è associata a danni alla mielina cerebrale per patologia dei piccoli vasi. Abbiamo riportato di recente l’aumentato rischio di malattia di Parkinson da passaggio all’intestino e sviluppo nel biotopo intestinale di un tipico streptococco orale associato a scarsa igiene dentale, oggi riportiamo uno studio, condotto da Souvik Sen e colleghi, che ha rilevato l’associazione tra patologia gengivale cronica (parodontopatie) dell’adulto e danno della sostanza bianca cerebrale. In particolare, si rilevano aree di iperintensità alla MRI, che sono segni di danno della mielina assonica per patologia dei piccoli vasi cerebrali. I partecipanti allo studio con patologia gengivale avevano il 56% di probabilità in più degli altri di presentare gravi segni di danno della sostanza bianca. Si deduce che l’infiammazione orale possa contribuire alla malattia dei piccoli vasi cerebrali e al declino cognitivo in età presenile e senile. [Cfr. Neurology 1 (4) e000037, October 22, 2025].

 

Memoria di eventi per immagini o per concetti: definite due basi neurofunzionali diverse. Nell’esperienza pratica, confermata da osservazioni psicologiche, vi sono differenze tra il ricordo di una narrazione guidata da immagini e il ricordo di una narrazione guidata da concetti, ma ci si è chiesti se esista una base neurobiologica di questa differenza e, se esite, in cosa consista in termini morfo-funzionali. Charles Ferris e colleghi hanno studiato i pattern di connettività ippocampale mediante fMRI ed hanno rilevato che, coerentemente con quanto riportato da studi precedenti, le narrative concettuali erano associate a una più forte connettività dell’ippocampo anteriore alle regioni all’interno della parte centrale e dorsomediale dei sotto-sistemi della rete di default (DMN), mentre le narrative percettive erano associate alla connettività dell’ippocampo anteriore con regioni parietali, temporali laterali e regioni poste all’esterno della DMN.

Questo risultato indica una precisa base neurofunzionale per la diversa struttura e natura della memoria degli eventi formata secondo le due modalità di esperienza. [Cfr. Journal of Neuroscience 20 October 2025, e1936242025, 20 October 2025].

 

La dieta chetogena altera la secrezione di insulina e vari equilibri metabolici causando gravi conseguenze. La dieta chetogena, tanto di moda e tanto propagandata per la sua capacità di prevenire l’accumulo di grassi nel breve termine, altera la secrezione di insulina causando intolleranza al glucosio, iperlipidemia e danno epatico. Il problema, a noi ben evidente perché lo studiamo da oltre vent’anni, consiste nella resistenza delle persone obese o che devono ridurre la massa grassa del proprio corpo per vari altri motivi di salute, ad intraprendere un percorso di esercizi per rinforzare la volontà e praticare strategie per cambiare abitudini alimentari e stile di vita, così da riuscire a imporsi a sé stessi nel seguire una semplice e salutare restrizione dietetica equilibrata, associata ad esercizio motorio costante di durata e intensità progressivamente crescente. [Cfr. Gallop M. L. Science Advances AOP – doi: 10.1126/sciadv.adx2752, 2025].

 

Scoperta in Amazzonia una piccolissima rana che cresce nelle gocce di rugiada di un bambù. Salta alla vista come una graziosa miniatura con le sue tre strie color giallo-brillante sul dorso, nonostante raggiunga appena i 15 millimetri di lunghezza, Ranitomeya hwata, la più piccola specie di rana del genere Ranitomeya avvistata e fotografata nel Parco Nazionale di Alto Purus, nella foresta Amazzonica che si estende dal Brasile occidentale al Perù sudorientale. Caratterizzata da macchioline scure rotonde “a pelle di leopardo” che scendono sulle zampe e da una banda nera poco sopra l’addome, vive sopra e dentro le canne di una specie amazzonica del bambù Guadua, esclusivo dell’America tropicale e subtropicale, e i suoi girini sono così piccoli da crescere all’interno di una goccia d’acqua, delle tante che si vedono su questi bambù.

I neuroscienziati sono curiosi di sapere se il suo sistema nervoso esprime le stesse memorie comportamentali delle rane comuni o se, per le sue minuscole dimensioni, ha sviluppato adattamenti specie-specifici. [Fonte: Ewan Twomey, IFLScience, October 2025].

 

Come salvare le tartarughe marine senza far morire di fame i pescatori: una geniale invenzione. Il rischio di estinzione di varie specie di tartarughe marine minaccia come una spada di Damocle sospesa sul campo di biologi marini e osservatori del comportamento animale, perché ai cambiamenti climatici e alla perdita di habitat si è aggiunta la morte per intrappolamento in reti e altri strumenti di pesca. La drastica decisione di vietare la pesca ha ridotto migliaia di famiglie di pescatori letteralmente alla fame. Jesse Senko e colleghi di un team universitario della School of Ocean Futures hanno avuto un’idea letteralmente illuminante per risolvere il problema senza vietare del tutto la pesca: illuminare le reti e gli altri strumenti di pesca con LED a luce verde alimentati da energia solare, che induce l’evitamento di tartarughe, squali e altre specie protette. La prima sperimentazione ha fatto registrare la riduzione del 63% di animali intrappolati, ma si possono ottenere percentuali molto più alte e vicine al totale evitamento, aggiungendo altri accorgimenti e aumentando il grado di illuminazione. [Fonte: Jesse Senko, ASU News, Oct. 17, 2025].

 

Il mito delle Moire nella posizione che contrappone Esiodo a Omero e Virgilio rivela diversi atteggiamenti mentali. Membri della sezione “Life” della nostra società scientifica continuano ad essere impegnati nel filone di studi che indaga la psicologia dei soggetti storici attraverso l’analisi dei miti greci: il processo psicologico sottostante la costruzione delle trame, suggerite da fatti storici o da eventi di esperienza, spesso emerge o traspare, rivelando esigenze profonde, conflitti e tensioni esistenziali comuni a gran parte degli appartenenti alla condizione umana. Le Moire pongono in questione un dilemma, che per qualcuno è un dubbio irrisolvibile, per altri una rassegnata certezza: l’uomo può solo subire e sottostare al destino o può dominare gli eventi e vincere con la volontà, l’astuzia o l’inganno le forze che sembrano padrone dei modi e del tempo della sua vita? Il panorama mitico ci suggerisce lo spostamento dell’interrogativo dalla dimensione universale umana – e quindi dalla realtà antropologica – alla dimensione idealizzata dell’essere, ossia quella degli dei che sono persone idolatrate e cristallizzate in una dimensione immaginaria persistente, ossia insistente nella mente collettiva, permanendo come essenza concettuale attraverso le generazioni: gli dei devono sottostare alle Moire o possono sottometterle?

Le Moire, in greco Moirai e in latino Parcae o Fata, sono presentate spesso dagli studiosi come non in grado di determinare il destino, eppure nel caso di Meleagro sembrano essere depositarie del sapere circa la direzione che avranno gli eventi della vita fin dalla sua nascita, tanto che alcuni, come Michael Grant e John Hazel, parlano di un ruolo decisivo delle Moire. Le prime fonti del mito di Meleagro fanno risalire l’origine delle “figlie della notte” alla funzione di presiedere alla nascita degli esseri umani e in quel momento decidere quale debba essere la sorte in vita del neonato. Moirai è stato tradotto con “coloro che spartiscono”, mentre Parcae aveva il significato di “coloro che allevano bambini”. Ma, senza aprire qui una questione sull’evoluzione di queste figure mitiche dalla cultura greca a quella romana, possiamo affermare che i valori semantici dei due nomi sono coerenti, se non altro, col ruolo di spartire le sorti o incidere sulla vita plasmando lo sviluppo. Ritorniamo alla trama del mito: sette giorni dopo la nascita di Meleagro le Moire apparvero alla madre e le dissero che suo figlio sarebbe morto nel momento in cui il ceppo che bruciava nel camino si fosse spento.

Come interpretare questa comunicazione? Si tratta indubbiamente di una rivelazione circa un destino: è ragionevole supporre che lo scopo sia ottenere che la madre scongiuri la minaccia, come di fatto accade. La donna, infatti, per evitare che il figlio muoia, tolse il ceppo dal fuoco e lo ripose, custodendolo gelosamente. Meleagro crebbe sano e visse fino a quando divenne l’assassino dei suoi fratelli. A questo la madre, straziata dal dolore, usò il potere che le avevano conferito le Moire con la “rivelazione”: pose il ceppo al fuoco causando la morte di Meleagro.

Sappiamo che il riferimento principale nello studio accademico della mitologia è dato dalla Teogonia di Esiodo che, fra l’altro, stabilisce identità e caratteri degli dei dell’Olimpo, relegando tutte le altre figure idolatrate al ruolo di divinità minori. Secondo Esiodo le Moire, figlie di Zeus e Temi, il cui nome significa “ordine”, erano le “tre figlie della notte”: Cloto, la filatrice, Lachesi, la misuratrice, e Atropo, colei che non si può evitare. E proprio Esiodo richiama l’attenzione dei suoi lettori sull’ambiguità della posizione delle Moire nel panorama delle identità immortali, chiedendosi se Zeus dovesse sottostare al loro potere o se gli dei – e a maggior ragione il loro re – avessero il potere di cambiare i loro decreti e far mutare le loro decisioni.

La genuinità del dubbio di Esiodo fa emergere la tendenza profonda presente in ciascuno ad opposi all’ineluttabilità di una sorte avversa, che giunge alla coscienza nei termini di una ragionevole obiezione: almeno le figure idealizzate della nostra identità umana (gli dei) dovrebbero avere il potere di vincere il capriccio e l’inesorabilità degli eventi sgraditi o infausti.

È più difficile in chi è immerso nella cultura del suo tempo, interpretandola come protagonista, riconoscere la spontaneità di una radice psicoantropologica che emerga tra le maglie della rete di convenzioni di pensiero e strutture ideologiche che costituiscono l’ambiente mentale. Dobbiamo accontentarci di considerare costoro, ossia celebrati autori classici quali Omero e Virgilio, uno specchio del loro tempo: loro e la massima parte dei letterati e dei filosofi riteneva le Moire superiori agli dei. Troviamo espressa questa idea sia in Omero che in Virgilio: Zeus, che pesa sulla bilancia la vita degli uomini, deve informare le Moire delle sue intenzioni, sperando che possano essere accolte, ma consapevole di dover sottostare alle loro decisioni, di cui il re degli dei non è che un esecutore. La volontà delle Moire è trasparente alla coscienza di Zeus, ma non può da questi essere mutata: lui sa che suo figlio Sarpedone sarà ucciso per mano di Patroclo, ma non ha la forza e/o la possibilità di opporsi al destino e salvare l’amato figliolo. Potrà solo, come un comune mortale, accertarsi che Sarpedone riceva gli onori funebri riservati al suo rango nella sua patria, la Licia.

Anche Eschilo, nel suo Prometeo incatenato, suggerisce la sottomissione di Zeus alle Moire. È una tradizione molto più tarda quella che introduce, partendo dai rapporti etimologico-semantici del nome Cloto col verbo “filare”, la dimensione della rappresentazione figurata della gestione del tempo della vita, con valore individuale e universale, da parte di tre donne anziane: Cloto fila col fuso il filo della vita, Lachesi lo misura e Atropo lo recide.

All’epoca della Grecia arcaica non era concepita una gestione da parte di qualcuno delle sorti individuali e del numero di giorni che ciascuno avrebbe vissuto. Il tempo della vita di ciascuno si identificava col fanciullo Aion, eponimo di un termine che significava “tempo” e “midollo spinale”: credevano, infatti, che la durata della vita di ciascuno fosse scritta nel midollo spinale; congenita – nel senso di “presente alla nascita” – e ineluttabile.

L’epoca delle Moire, dopo tutte le prove di abilità, forza e astuzia esibite storicamente dall’uomo nel tentativo di determinare il proprio destino, presenta una realtà non così rigidamente predefinita e immutabile: un dio qualcosa può fare. Apollo, ad esempio, rideva delle Moire e un giorno riuscì a ubriacarle con l’inganno, per salvare la vita del suo amico Admeto, che così ebbe il tempo di trovare qualcuno che morisse in sua vece: la fine della vita in un certo tempo non è una realtà naturale impressa nella carne di ciascun essere mortale, ma è (viene spostata e trasformata in) un’esigenza delle Moire, che può essere soddisfatta anche con un cambio di persona.

Questi spunti sui differenti atteggiamenti mentali sottostanti le trame mitiche rivelano la psicologia dei soggetti storici, incoraggiando ulteriori riflessioni e approfondimenti.

 

Notule

BM&L-25 ottobre 2025

www.brainmindlife.org

 

 

 

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